Inizio duemilaquindici

Fano d'inverno

Mi chiedo che ragazzo diventerai, come sarà la tua personalità quando arriveranno i tuoi sedici anni di energie infinite e fretta di futuro. Non riesco ancora a vederti. Ma ho già la nostalgia del bimbo che sei ora. Vorrei poterti guardare, senza essere visto, nel corso della tua giornata che mi sfugge sempre e resta un’ipotesi vaga nella mia mente (più un augurio che vada tutto bene, che tu stia bene).

Appunti per una prossima apertura

Ci sono molti modi per resistere.
Ho scelto la casa al mare, come luogo estremo per restare fermo.
Questi luoghi: le colline aspre e distanti dal mare (come se si fossero ritirate in disparte); le spiagge oggi deserte e nascoste dalla pineta impenetrabile e balsamica; questi luoghi mi sembrano adesso del tutto sconosciuti, come se ci fossi capitato per caso.

Viaggiare sull’Aurelia col sole piegato e sanguigno sul mare è un andare fisso e onnubilante.
I pini marittimi e l’asfalto rettilineo cancellano ogni idea di progresso. Il presente si è invischiato catturandomi in un’immagine fissa: giro perennemente lungo la stessa orbita. Devo aver smarrito tutte le ragioni che mi hanno spinto ad arrivare qui: tutte le ragioni tranne una, e sei tu.

[Indagine su una scomparsa, che diventa anche un viaggio per il paese. Ricercare, e non mettere a rischio, una scrittura differente. Libri si addormentano aperti vicino a me. Prima di mettersi a scrivere, bisogna dirlo a qualcuno.]